"È lui o non è lui?" verrebbe da ricordare l'adagio di Ezio Greggio per il presunto busto di Federico II conservato nel castello di Barletta e spesso usato come immagine del sovrano svevo accanto al più famoso castello ottagonale andriese, Castel del Monte. Moltissimi studiosi ne hanno attribuito la paternità alle scuole scultoree di derivazione classicista del periodo normanno e dell'età sveva, usato come strumento di propaganda del potere imperiale che si ricollega a quello romano. Eppure non pochi sono i dubbi e le voci dissonanti che indicano, invece, nel busto barlettano un riuso di una scultura tardo antica nel XIII secolo. Tante le teorie che si sono affiancate in questi anni. Luigi Todisco, archeologo biscegliese per sei anni direttore della Scuola di Specializzazione di Archeologia dell'Ateneo barese, ha studiato il busto marmoreo all'interno del contesto del suo ritrovamento, criticando stereotipi e letture superate sul reperto. Il viaggio con il prof. Todisco si presenta ricco di sorprese sempre nel pieno stile dei Mercoledì con
Ha introdotto e moderato l'incontro il dott. Victor Rivera Magos
Il cinema ha consacrato con il paesaggio italiano, vedi quello toscano, ma non è inferiore quello pugliese, come luogo di ritiro e del quieto vivere oppure scenario di momenti comici e brillanti. Eppure l'intervento umano sta distruggendo e appiattendo la storia, celando quella bellezza nascosta del paesaggio italiano, icona di bellezza e cura in tutto il mondo
Da qualche decennio il paesaggio - naturale e agrario - è entrato di diritto tra i temi di cui si occupano gli storici.
In Italia, tuttavia, fu Emilio Sereni, che non era storico di professione, a pubblicare, esattamente cinquant'anni fa, da Laterza, la prima grande sintesi sulla storia del paesaggio agrario italiano che utilizzava abbondantemente l'iconografia e la letteratura.